Il reparto di fibrosi cistica a rischio. “Le nostre dottoresse mandate altrove e arriva il medico pensionato”
l’Attacco VENERDì 7 AGOSTO 2020
di Cinzia Celeste
Non si può comprendere a fondo quanto sia grave la carenza di medici negli ospedali se prima non ci si confronta con i pazienti e le famiglie di coloro i quali sono obbligati a vivere a stretto contatto con le strutture sanitarie per quasi tutta la vita.
E’ il caso del pazienti affetti da fibrosi cistica, una malattia genetica con la quale si nasce e che al momento è incurabile. La ricerca scientifica ha fatto passi da gigante, spostando molto in avanti l’aspettativa di vita di chi ne è colpito e per fortuna non si parla più di malattia esclusivamente pediatrica.
In Puglia si contano circa 400 malati (censiti) presi in carico dai due centri regionali ubicati al policlinico di Bari e al Tatarella di Cerignola. Quest’ultimo in particolare sta appunto risentendo della cronica carenza di personale che affligge la Asi di Foggia, aggravata ulteriormente dalle decine di dimissioni rassegnate (e puntualmente raccontate su queste colonne) nei mesi scorsi dal personale medico e sanitario. A rendere manifesta la preoccupazione per una situazione sempre più critica è a l’Attacco Giuseppe Ardillo, presidente della Lega Italiana Flbrosi Cistica in Puglia, associazione da 30 anni al fianco di pazienti e famiglie che lottano con questa terribile malattia.
“Il centro di Cerignola è nato alla fine degli anni 90, grazie all’ottimo lavoro dell’allora primario luigi Ratclif, pediatra attualmente in pensione e consulente scientifico della Lega – ha evidenziato Ardillo -. Ha la capacità di curare 110 pazienti, dal punto di vista della ricettività è paragonabile ad un hotel a 5 stelle, è il massimo ma per contro al momento l’assistenza è in affanno”. proprio come conseguenza della mancanza di medici. visto che delle tre pediatre destinate al reparto una è andata via e le altre due (le dottoresse Simone e Vitullo) vengono destinate a coprire i turni nelle pediatrie dello stesso Tatarella e dì San Severo, a sua volta sempre a rischio chiusura, per mancanza cronica di medici.
“Il problema è che in Italia le università non specializzano medici In fibrosi cistica, si fa esperienza sul campo per imparare a curare i malati. Noi affianchiamo i dottori neofiti per dare loro le basi da cui partire. I normali pediatri non saprebbero da dove Iniziare: per chi governa la sanità però l’incombenza è semplicemente quella di fornire un camice bianco in reparto ma che cosa sia capace di fare non interessa. Abbiamo imparato a nostre spese che la fibrosi cistica non è curabile ovunque e da chiunque. Ora a Cerignola ci sono due dottoresse, manca un’unità ma non ci sono medici sufficienti e sufficientemente preparati da integrare, E quando li troviamo e formiamo non restano. È chiaro che vanno create le condizioni per motivare professionalmente i medici a restare. Ognuno dove faro la propria parte, il dg Vito Piazzolla conosce questa situazione da tutta la vita e non fa niente per cambiarla, se non promesse. Tutti prendono la questione sottogamba”.
Il problema è quindi molto serio visto che senza le due dottoresse a tempo pieno in fibrosi cistica, ad essere in sofferenza non sono solo i ricoveri ma anche il follow-up. Il seguire o controllare i pazienti in modo continuo e programmato, che per i malati cronici è più Importante del ricovero perché serve al mantenimento della qualità di vi!a del paziente.
In più la pezza messa dalla Asl per gestire l’emergenza è più sgradita dello strappo.
“Apprendiamo che un certo dottor Antonio Perchlnunno, pneumologo di Cerignola, settantenne, in pensione da 10 anni (come raccontato ieri su l’Attacco, ndr) è stato richiamato in servizio dietro compenso di 60 euro all’ora a fare il consulente in reparto con nessuna competenza in fibrosi cistica, cosa che ho contestato all’Asl, al presidente assessore Michele Emiliano e al primario del reparto di pediatria Acquafredda – aggiunge il presidente Lifc -, Ci chiediamo: a cosa serve se loro stessi poi mi dicono che il medico non può essere lasciato da solo in reparto e ha bisogno di un affiancamento? Invece di risolvere un problema ne abbiamo creato un altro. Non abbiamo la garanzia del risultato, non solo lo contestiamo ma non ci fidiamo di questo signore che non conosce a fondo la materia anche se sicuramente sarà stato un ottimo professionista quando esercitava. Del resto non mi fiderei di nessun’altra prescrizione medica fatta da persone diverse dalle due dottoresse Simone e Vitullo. Se manca Il personale non possono essere i pazienti di fibrosi a subirne le conseguenze, è un problema del dg reperire altri medici. Noi non ce la facciamo più, siamo in asfissia permanente e quindi come ho già detto, qualora questo tipo di organizzazione dovesse fare ravvisare ai miei uffici legali delle ipotesi di reato sarò io il primo ad andare in Procura della Repubblica a denunciare i responsabili, in quanto non viene garantita l’assistenza sanitaria prevista dalla legge. Il primario ha paventato anche la possibilità di chiudere il reparto: bene, se hanno il coraggio lo facciano, diciamo noi che abbiamo volutamente essere provocatori. Da tempo stiamo chiedendo un incontro con Piazzoila per trovare una soluzione ma non abbiamo mai avuto riscontro. L’ignavia è già di per sè un problema, evidentemente 400 persone sono poche in termini elettorali ma il punto è che il nostro nemico più grande è il tempo. i malati di fibrosi cistica non hanno tempo da perdere e per questo vogliamo certezze Immediate”, ha concluso Ardillo.
“Non ce la facciamo più, siamo in asfissia permanente e quindi qualora questo tipo di organizzazione dovesse fare ravvisare ai miei uffici legali delle ipotesi di reato sarò io il primo ad andare in Procura”.